Bikini alle Olimpiadi di Londra 2012

Care amiche, all’inizio di questo maggio 2012, continuiamo a soffrire un po’ l’assenza delle fresche brezze primaverili. Non c’è dubbio: il tepore solare tarda a farsi sentire, e queste piogge – qualcuno parla addirittura di cicloni! – sembrano non finire mai. Ma forse è solo la mia immaginazione, e questa primavera, ormai da molti giorni cominciata, io la vorrei già estate…

Ad ogni modo, se il tempo non risponde ai nostri desideri, non si può certo dire che il modo della moda mare sia a corto di argomenti, della serie: chi ha detto che i costumi si devono indossare solo in spiaggia?

Foto da “Il grande album del Volley” di Sky.it

Si è sviluppata in questi giorni una curiosa querelle attorno ai giochi olimpici di Londra 2012: sembra che le atlete di beach volley femminile non gareggeranno più vestendo un bikini, che ormai da anni è divenuto simbolo della disciplina. È nato subito un caso di – quasi – moda e politically correct, specialmente perché quest’anno le Olimpiadi saranno ospitati da una nazione che da sempre si è occupata di temi di questo tipo…stiamo chiaramente parlando dell’Inghilterra!

In realtà non tutti sanno che l’uso del bikini nella pratica del beach volley non è solamente un vezzo, ma è una regola della federazione internazionale (il bikini è posto in alternativa al costume a pezzo unico), che ultimamente ha abrogato la regola, imposta a tutte le atlete durante le gare internazionali. Ne possiamo dedurre che chi ne ha fatto una questione di stile almeno in parte si sbaglia: se sullo stile non pesa la scelta, come si può fare a costruirlo a misura di ciascuno?

Il web si è presto riempito di voci, spesso dissonanti, riguardo all’argomento. Mi sento di citarne alcune, che non hanno perso l’occasione di fare della questione un caso ideologico, quasi si trattasse dello scontro fatale fra in maschilismo che induce le donne a scoprirsi e l’orgoglio femminile impunemente ferito. E questa volta forse queste voci non si sono levate nemmeno a torto. Mi permetto di notare che al mare noi donne ci possiamo coprire e scoprire a piacimento e secondo i nostri gusti, scegliendo colori e modelli dei costumi da bagno, non c’è una regola che impone di indossare il bikini…

Qualcuno ha provato anche a parlare di concentrazione, asserendo con garbo professionale che quel tipo di indumento potrebbe…ecco…distrarre dalla prestazione atletica delle ginnaste. È senz’altro un punto di vista interessante – che credo sia osteggiato da moltissimi maschietti, che, invece, seguono il beach volley proprio per quella ragione.

Qualcun altro, furbescamente, ha demandato la scelta al web, creando sondaggi d’opinione della serie “voi che ne pensate?” oppure “Il beach volley cambierà per sempre?”.

Ma ancora ci si sbaglia: il problema alla radice dell’eliminazione di questa regola non c’entra con categorie di stile, oppure di sex appeal, come tanti credono. La motivazione ufficiale che la Fivb ha dato è molto più plausibile: alcuni stati che prendono parte ai giochi avevano protestato per il fatto che le loro regole religiose non consentono alle atlete di indossare capi così…diciamo…minimal. Mantenere tale regola avrebbe potuto offendere la sensibilità di questi ultimi, minando lo spirito di fratellanza che è da sempre a fondamento dei giochi olimpici.

Inoltre, forse siamo male informate anche su un’altra cosa: la scelta del due pezzi per le competizoni di beach volley non ha niente a che vedere con canoni maschilisti, ma con il parere stesso delle atlete che considerano tale divisa la migliore per ottimizzare le prestazioni atletiche, specie quando ci si trova a giocare sulla sabbia a 30-40 gradi.

Se ci pensiamo bene, sarà difficile che nella capitale inglese quest’estate si raggiungeranno temperature proibitive…ed inoltre l’opzione del bikini rimarrà praticabile, assieme ad una gamma di soluzioni più ampia: che alla fine non si tratti di un volley tutto da guardare?